Pezzi (mischiati dal caso per formare la vita)

 

Ho messo su il cd nuovo fiammante ricevuto ieri, quello di De Gregori, e mi è subito venuta voglia di parlarne un po’, di questi pezzi di puzzle che si incastrano perfettamente uno nell’altro sulla copertina, di questi pezzi di oggetti di vita di ricordi di mondo di uomini di buone e cattive notizie, sciorinati tutti in fila tra le note e così simili ai pensieri che mi si accavallano in questo periodo.

Oggi il sole fatica a venir fuori, ma perlomeno ha smesso di piovere, così mio figlio potrà fare la gita alla fattoria senza ombrello. C’è tanta nebbia, così strana per la stagione. La prima gita da solo senza genitori.

E’ stato anche ufficialmente abolito il saluto alla finestra, più nessun pollice in su che una volta era gesto irrinunciabile, senza il quale l’asilo era un abbandono imperdonabile….

Mi si chiedeva ieri sera se ci siano "pezzi" che mi facciano pesare gli anni che lentamente avanzano e io alla domanda ridevo, ridevo – anche per la birra, anche per il telefono che ha trillato così tanto – ridevo dicendo che sono sempre stata convinta che la vita inizia a trent’anni, e l’età è quella cosa che ci lascia ogni giorno un piccolo ricordo, ridevo e ogni tanto ripensavo ad alcune notizie tristi, facevo finta di niente che in fin dei conti le lacrimucce all’angolo degli occhi sono anche per colpa dell’eccessiva ilarità.

Che cosa fa sentire vecchi? Che cosa fa sentire grandi? Un pezzo di vita, o un pezzo di morte? Un bambino che diventa grande e indipendente o un altro che inizia a prender forma nella pancia dell’amica che ancora ieri andava a scuola?

Una macchina da rally con il numero di gara del trofeo "memorial", e accanto la dicitura "Fabrizio sei sempre con noi", quando il ricordo dei giochi di infanzia con Fabrizio nelle vacanze estive è ancora così netto, oppure la zia settantenne che si fidanza con un sosia di Giovanni Rana e annuncia imminenti nozze, lo sguardo raggiante e l’aspetto di una ragazzina?

Pezzi, da accumulare per formare il puzzle dei ricordi, e incasinarsi nel cercare di farli combaciare, perché ci serve l’immagine totale, la visione d’insieme da assumere a comportamento, a ricordo. Per lasciare qualcosa, per prendersi qualcosa. Pezzi da accostare per dare un senso a tutto, alle bugie, alla verità che non sta mai da una parte sola, all’affetto che è incondizionato e non ha prezzo, e che si dispensa sempre, facendo spallucce quando ci si accorge che è stato mal riposto.

Pezzi di desiderio di figli finiscono vicino a tasselli di paura di un passato cattivo che si ripete. Solitudini urlate e moltitudini silenziose si avvicendano. Vigliaccheria ed egoismo si mescolano.  Pezzi di ambizione si infrangono contro confini di capacità personali o sistemi complessi e burocrazie.

Pezzi di tutto. Messi in un canestro e rimescolati per cambiar figura, o distruibuiti a caso come in una lotteria, pezzi regalati ad un’unica persona in blocco senza capire che neanche tutti bastano. Frammenti di frasi fatte con pensieri originali, idee borghesi e sofferenze popolari, melodie eterne e canzoni stonate, dolori giusti e amori sbagliati. L’insieme di un dentro che nemmeno tutti i pezzi del mondo riuscirebbero a spiegare ma sta invece lì sotto gli occhi di ognuno, il guaio è che va composto.

E’ uscito il sole, è una bella giornata. Viene davvero voglia di chiudere la porta ed andare in Africa come Celestino.

 

 
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